- -
.

Ritorna al sito
Ritorna alla HOME PAGE

Il culto ai SS. Medici in Italia

Vogliono leggenda, tradizione e storia, che guarigioni prodi­giose fossero accadute anche dopo il martirio dei Santi Medici, secondo il rito della "incubazione": i sofferenti si recavano a pregare presso la tomba dei Martiri, oppure nelle basiliche e chiese che, numerose, vennero aperte al culto in loro onore. Durante la notte di preghiera, invocavano la guarigione con intensa contempla­zione; quindi si addormentavano.
I Santi apparivano loro in sogno, li ungevano con oli e cere oppure praticavano magari ­altri trattamenti curativi, non escluse operazioni chirurgiche di un certo impegno. All'alba del giorno che seguiva, i malati si svegliavano guariti. Esultavano per l'avvenuto miracolo e osan­navano pubblicamente lode a Dio e ai Santi Martiri. Il rito della 'incubazione' è antichissimo.
Ma ancora oggi, negli oratori aperti al culto dei Santi, questa espressione di devo­zione si rinnova attraverso la "veglia di preghiera" perpetuata negli anni durante la notte tra 26 e 27 settembre, ricorrenza del loro martirio. E trova, inoltre, conferma nella tradizione di unge­re, con olio benedetto offerto dai Sacerdoti del Tempio, la parte del corpo ammorbata.
Tra l'anno 482 e il 565 d. C. visse l'imperatore Giustiniano. Destinato a sicura morte per malattia ritenuta incurabile, fu miracolato e guarito dai Santi Medici secondo il rito dell'incuba­zione. Egli, morente, fu portato nella vecchia chiesa di Costanti­nopoli, dove fu preso da sonno profondo; sognò di essere curato dai Santi Medici. E, al mattino, si svegliò guarito. Tornato alla vita, l'Imperatore ingrandì e abbellì quella chiesa in onore dei Santi.
Innumerevoli altre guarigioni si attribuiscono ai Santi; ma non è agevole quantificarle, sia pure limitatamente alla geografia degli Stati Europei o ad aree meno estese. Già al tempo delle Crociate, combattute in Terra Santa dai Cristiani contro i Musulmani per la liberazione del Santo Sepol­cro (XI-XIII secolo), furono importate in Europa numerose re­liquie dei Santi Medici che ne consolidarono il culto.
In Francia se ne avvalse in particolare il santuario di San Cosma nella città di Parigi ed altre Chiese dallo stesso titolo, aperte al culto nelle cittadine dei territori vicini. La iconografia dei Santi si arricchiva anche mediante la fon­dazione di corporazioni di medici-chirurghi, associazioni e con­fraternite devozionali.
In Germania, l'abbazia di Essen conserva ancora attualmente la "Spada" che era servita al carnefice per decapitare i Santi Medici e i loro fratelli. A Monaco di Baviera, un prezioso reliquiario aureo decorato con immagini e scene relative alla vita dei Santi, custodisce altre significative reliquie, motivo di richiamo e di raduno devozionale di fedeli.
In Grecia, fra i monumenti di Salonicco, la chiesa di San Giorgio è resa famosa da un prezioso mosaico raffigurante scene di vita dei due Santi.
Dalla Grecia il culto si diffuse, quindi, in altri Stati europei come la Bulgaria e la Romania, mentre altre Basiliche e Chiese dedicate ai Santi Medici furono edificate in Spagna, in Inghilter­ra, in Belgio ed anche oltre i confini europei, e conservano ancora oggi importanti reliquie.
Culto, devozione e iconografia dei Santi Medici furono, e lo sono ancora oggi, generosamente fiorenti anche in Italia. A Roma, il Pontefice San Simmaco, papa dal 498 al 514, (a Lui si attribuisce, tra l'altro, il consolidamento dei beni ecclesia­stici in favore dei Chierici; il riscatto della libertà in favore degli schiavi; la prima costruzione del Palazzo Vaticano) dedicò, in onore dei SS. Medici Cosma e Damiano, un Oratorio in Santa Maria Maggiore; mentre Papa Felice IV, (526-530), eresse a Santuario in loro onore un grande Tempio presso il Foro Roma­no, accorpando insieme due edifici pagani: il "Templum Romoli", che l'imperatore Massenzio (278-312) aveva eretto, nell'anno 307, in seguito alla morte del figlio Romolo; e il "Templum Sacrae Urbis", sede del Catasto di Roma con pianta marmorea della città.
Nell'abside del Santuario cristiano, così ottenuto, si può ammirare, ancora oggi, un prezioso mosaico artistico che raffigura la presentazione dei due Santi Medici a Cristo il Redentore, da parte degli apostoli Pietro e Paolo. In quel Tem­pio, inoltre, durante il pontificato di San Gregorio Magno, Papa di Roma dall'anno 590 al 604, e per disposizione dello stesso, furono trasferiti da Ciro della Siria, i resti mortali dei cinque fratelli Martiri conservati, pare, alla base dell'Altare Maggiore. In tempi successivi, gran parte di quelle reliquie fu, in oppor­tune circostanze devozionali, traslata in Oratori di numerosi Paesi europei intitolati ai Santi Medici.
Ancora in Italia, numerose famiglie patrizie - circa tra XV e XVI secolo - adottarono i Santi Medici a simbolo di protezione perpetua dei propri Casati, persino conferendo a membri della famiglia il nome di Cosma o di Damiano. Ne è esempio il patrizio fiorentino "Cosimo de' Medici", detto "Cosimo il Vec­chio" (Firenze, 1389 - Careggi, 1464). Ma in quel Granducato To­scano si riscontrano altri membri dallo stesso nome: Cosimo I, (1569-1574); Cosimo II (1609-1631); Cosimo III (1670-1723), ognuno col titolo di Granduca di Toscana.
"Cosimo il Vecchio", nonostante in epoca rinascimentale, avesse adottato politiche gestionali contrarie alla oligarchia dei tempi subendo per questo ben dieci anni di confino a Padova, fu guida politica e culturale anche al di fuori della Toscana, contribuendo non solo alle solide fortune economiche, artistiche e sociali del Granducato fiorentino, ma anche all'affermazione del culto e della iconografia dei Santi Medici.
Ancora a Firenze, tra il 1532 e il 1537, il Duca Alessandro dei Medici, successivamente Papa, fece coniare una moneta con l'immagine dei Santi Cosma e'Damiano e, sul retro, l'immagine dello stesso patrizio (l'esemplare della moneta si conserva pres­so la Biblioteca Nazionale di Parigi). Preziose raffigurazioni pittoriche dell'arte fiorentina arricchi­scono, poi, le iconografie dei Santi Medici, come quelle del celebre pittore "il Beato Angelico" (Fiesole 1387-Roma 1455), quasi certamente eseguite per volere dello stesso Cosimo il Vec­chio. Hanno titoli: "Martirio di San Cosma e Damiano" (Uffizi di Firenze); "Il Martirio" (Galleria Nazionale di Dublino, in Irlanda); "La Storia di Cosma e Damiano" (Pinacoteca di Mo­naco); "I Santi Cosma e Damiano aggiungono ad un amputato la gamba di un negro" (Museo San Marco, Firenze).
La storica bibliografia corrente tramanda alle generazioni alcuni miracoli attribuiti alla intercessione dei Santi Medici, pur prescindendo da quelli innumerevoli perpetuati dalla devozione popolare di ogni tempo.
.
- Testo a cura di Michelangelo Granato.
N.B. - Tutte le foto provengono dall' archivio privato del dott. Franco Stanzione ed è vietato riprodurle senza il suo consenso e/o omettendo di citarne la fonte.

Ritorna al sito

Visualizzazioni totali